È ormai un dato di fatto: l’olio extravergine di oliva è sempre più caro. Soltanto nell’ultimo anno il mercato ha visto un notevole rialzo del prezzo del 100% italiano che mediamente oscilla intorno ai 10 euro al litro.
Molteplici fattori, tra cui le difficoltà strutturali del settore e quelle climatiche, hanno determinato una notevole riduzione dei quantitativi prodotti che già non erano sufficienti a soddisfare la domanda di consumo.
Nonostante ciò, il consumatore non riesce ancora a percepire il valore reale dell’olio extravergine di oliva e a orientare le proprie scelte di acquisto. Il rischio di cadere in una frode commerciale resta sempre alto.
In realtà è possibile riconoscere un buon olio extravergine di oliva seguendo alcuni semplici accorgimenti, a cominciare dalla lettura attenta delle etichette.
Innanzi tutto occhio al prezzo! Proprio perché l’olio extravergine di oliva italiano esce a un prezzo mediamente alto (che sale ulteriormente in presenza di certificazioni varie come le denominazioni di origine o il metodo biologico) bisogna diffidare delle offerte al ribasso, apparentemente vantaggiose.
È importante preferire bottiglie in vetro scuro o totalmente schermate a protezione dalla luce che accelera i fenomeni di ossidazione, ovvero di perdita della qualità.
Filtrato o no? Senza alcun dubbio filtrato. Grezzo, integrale e via dicendo sono tutte descrizioni di marketing con le quali il consumatore associa l’aspetto torbido alla “genuinità” dell’olio, tanto che le bottiglie in vetro trasparente servono a evidenziare proprio questa caratteristica. In realtà le impurità che restano nell’olio dopo il processo di estrazione con il tempo possono degradare la qualità.
L’indicazione della campagna di raccolta – che deve essere obbligatoriamente indicata per gli oli extravergine di oliva italiani venduti nel mercato nazionale – consente di risalire alla data di produzione e quindi di capire se si sta acquistando un olio “vecchio” o “nuovo”.
La certificazione “Estratto a freddo” – rilasciata quando nel procedimento di lavorazione la temperatura della pasta delle olive non abbia superato i 27 gradi – non sempre garantisce un ottimo risultato. Da olive rovinate si otterrà comunque un pessimo olio, anche lavorandole a freddo.
L’indicazione della varietà di oliva da cui viene estratto l’olio – di per sé facoltativa – aiuta a intuire le caratteristiche sensoriali. Ad esempio una varietà Caninese svilupperà principalmente aromi di mandorla e carciofo, mentre un Maurino di erba e pomodoro verde.
Sarebbe sempre utile poter assaggiare l’olio per accertarsi non solo della qualità ma anche della rispondenza al gusto personale.
Cosa si deve riconoscere in un buon olio extravergine di oliva?
Innanzi tutto la freschezza aromatica dalle sfumature vegetali, poi il gusto tendente all’amaro e infine la sensazione piccante che si esprimono con intensità diverse a seconda delle varietà di olive, dei luoghi e dei processi di produzione.